martedì 22 agosto 2017

SAGRA DEL PESCE: ESERCENTI CONTRO LE IRREGOLARITÀ DEGLI STAND E LE VOCI DI UN RADDOPPIO DEI GIORNI

Si è da poco spenta l'eco dell'ottantesima Sagra del Pesce, che nel mese di luglio ha raccolto ben 120mila presenze, che già scoppia il caso dell'edizione 2018. Circa 70 esercenti di bar e ristoranti del centro storico stanno sottoscrivendo una petizione da presentare all'amministrazione comunale, un documento critico verso le presunte irregolarità commesse quest'anno da alcuni stand e soprattutto per paventare il rischio che la durata della Sagra raddoppi, da dieci a venti giorni. I gestori di vari locali (Taverna, Mano Amica, Osteria numero 2, I Coppi per citarne solo alcuni) si sono incontrati e hanno convenuto che bisogna far rispettare il limite del numero di tavoli e panche esposti in corso del Popolo dagli stand, i quali a una certa ora venivano aumentati. Nel mirino anche la possibilità dei sette spazi mobili di effettuare banchetti per aperitivi davanti agli edifici, oltre che la vendita di caffè, gelati, frutta e dolci in una manifestazione completamente dedicata al pesce. Non solo: pare che il Comune abbia destinato quali bagni per i clienti della Sagra quelli in uso ai bar e ai locali, senza che questi ne fossero a conoscenza. La richiesta di evitare l'anarchia si sposa con le voci che serpeggiano, riguardanti appunto l'ipotesi di raddoppiare la durata della Sagra: è giallo sul fantomatico ordine del giorno in commissione, recante appunto una richiesta per l'aumento a 15 o 20 giorni, rispetto ai dieci attuali. C'è chi ricorda, fra gli esercenti, che la Sagra era stata concepita inizialmente per tre giorni, poi diventati cinque e infine dieci, mentre un tempo l'offerta gastronomica era appannaggio dei ristoranti stessi, impegnati in una gara di cucina, e non di associazioni ricreative. Le quali, fra l'altro, non avrebbero vita facile a tenere aperto per oltre metà mese, considerato il lavoro volontario e le necessarie ferie da prendere. Andrea Ferro dell'osteria I Coppi lancia anche una provocazione: «Va bene allora se chiudiamo 20 giorni, ma il Comune ci tolga le tasse che paghiamo senza poter lavorare». La bolla di sapone è presto liquidata dall'ente: al momento attuale non esiste alcuna richiesta in tal senso da soggetti esterni, né alcun atto ufficiale del Comune. Esiste invece un regolamento che attesta la durata della manifestazione, se sarà ritoccato sarà solo per definire i dettagli delle postazioni. Una discussione sul nulla, quindi: oppure se le voci girano ci dev'essere un qualche fondamento?

2 commenti:

  1. Se in 10 giorni abbiamo avuto 120.000 presenze, in 20 saranno 240.000, in 30 360.000 e in tre mesi oltre un milione. Che dire?

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  2. Naturalmente i vari commenti vengono da chi probabilmente non abita in centro storico, da familiari di persone che incassano alla sagra e che non si parli di volontariato ( il cane non muove la coda per niente.
    Nessuno vive il disagio di 10 giorni di macchine parcheggiate ovunque, di camion avanti indietro per il corso, di immondizia sotto le finestre, non vedono l'unto che macchia i mattoni in centro storico e che non vengono più puliti o vengono bagnati con gomma e acqua.
    Fate la sagra anche un mese ma lasciate vivere le persone, fatela in val da rio o fatela all'isola dell'unione.Certo i tavoli sarebbero molti meno e altrettanto molti meno gli incassi ma in fin dei conti è una sagra non una fabbrica di cibo.
    Fate valere il regolamento delle sagre:pochi giorni e numero posti corretti.Già è tutto lordato a Chioggia(cioè sporco) e a noi cittadini della sagra restano il costo del disagio e dell'unto.

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